Cultura & Società,  Età contemporanea

16.8.1909. Marcel Proust sogna una Parma color malva

16 agosto 1909 – Marcel Proust scrive a madame Geneviève Straus – il cui salotto è il più ambito di Parigi – di aver terminato l’inizio e la fine di un “lungo libro”. Si tratta del monumentale Alla ricerca del tempo perduto, che sarà stampato solo fra 1913 e 1927.

Nel suo lunghissimo viaggio fra le proprie memorie, lo scrittore francese parla anche di Parma, non perché l’abbia mai visitata, ma perché da giovane sognava di visitarla, assieme a Firenze, Venezia, Pisa e qualche altra città d’Italia.

Così Proust dice nel primo libro della Recherche, Dalla parte di Swann:

Il nome di Parma, una delle città dove più desideravo andare dopo che avevo letto La chartreuse, m’appariva compatto, liscio, dolce e color malva; se mi parlavano d’una qualsiasi casa di Parma dove sarei stato accolto, mi dava il godimento di pensare che avrei abitato una dimora liscia, compatta, dolce e color malva, senz’alcun rapporto con le dimore d’ogni altra città d’Italia, perché la immaginavo soltanto in virtù di quella sillaba pesante del nome di Parma, dove non circola brezza alcuna, e di tutto quel che le avevo fatto assorbire di dolcezza stendhaliana e del riflesso delle violette”.

Parma è una sillaba pesante, perché in francese Parme è suono monosillabico.

È destino dei francesi fare di Parma un luogo immaginifico: così è in Proust come già era in Stendhal. Con una tale visione della città, Proust ha fatto bene a non venire mai a visitare Parma: non avrebbe trovato tutta la poesia sognata.

Marcel Proust
Marcel Proust

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