16.8.1775. Quel ragazzino che ha riscoperto Parma romana
16 agosto 1775 – Maria Amalia visita gli scavi archeologici di Velleia. Probabilmente, al suo seguito è anche un ragazzino di 15 anni, Pietro De Lama, figlio della dama di compagnia della duchessa, Pétronille Depuig. Queste due persone – la duchessa e il ragazzino – saranno i creatori di uno dei tesori del Palazzo dell Pilotta, il Museo archeologico.
Maria Amalia, moglie di Ferdinando di Borbone, è la vera signora di Parma (“l’unico vero uomo della casa d’Asburgo“, dirà di lei Napoleone). Fin da quando giunge a Parma, nell’estate 1768, si occupa di politica. E nei periodi in cui il marito cerca di contenerne l’influenza, si getta sulla cultura, commissionando edifici come il Casino dei boschi di Sala e intrattenendo rapporti con intellettuali.
L’anno dopo la sua visita a Veleia, sul sito romano inizia una nuova campagna archeologica, dopo molti anni di sospensione. Scoperti casualmente nel 1747, i resti della perduta città antica sono esplorati fra 1760 e 1763, poi tutto si ferma. Maria Amalia è venuta con l’intenzione di dare avvio a nuove ricerche, che infatti riprenderanno l’anno successivo. Questa seconda stagione di scavi è fortunata solo al principio, col ritrovamento di alcuni bronzetti. Ma il suo effetto maggiore è risvegliare l’interesse per l’antichità del Ducato di Parma, è coinvolgere una nuova generazione di studiosi. Proprio come il ragazzo De Lama.
Questo, una volta cresciuto, diventa direttore del Museo ducale di Antichità e lo resta per 40 anni, dal 1785 al 1825. Museo istituito nel 1760, ma di fatto senza una sede finché non tocca a Pietro De Lama, divenuto adulto, che ottiene una sede al primo piani della Pilotta e riunisce quasi tutti i reperti portati a Parma e fino ad allora lasciati sparsi in varie zone del Palazzo, assieme ad altri casualmente emersi in città. De Lama prende a modello la Galleria degli Uffizi e il museo di Vienna e inizia anche a comporre opere che descrivono i reperti, come la Guida del Forestiere al Ducale Museo di Antichità di Parma.
L’operazione ha un immediato effetto: suscita l’orgoglio dei parmigiani, che per la prima volta prendono coscienza delle radici romane della città e improvvisamente desiderano saperne di più. È la premessa indispensabile per le ricerche che nei decenni immediatamente successivi porteranno a scoperte come il teatro e l’anfiteatro antichi della città e alla ricostruzione delle loro storia, e poi, risalendo ancor più indietro nel tempo, ai resti delle terramare che raccontano di primi abitanti dell’area di Parma.