
16.6.1847. Violenta carica della polizia contro gli studenti di Parma
16 giugno 1847 – A tarda sera, improvvisamente, inaspettatamente, i dragoni a cavallo della guardia Ducale caricano le ultime persone ancora a passeggio per la città. Manganellano, spingono in terra, offendono, feriscono e qualcuno pure lo arrestano. Se la prendono soprattutto con gli studenti. Cose del genere si ripetono periodicamente nella Storia e non mancano mai di avere serie conseguenze, spesso a favore di viene colpito e a discredito di chi picchia.
La violenta azione di polizia di questa piovosa sera di tarda primavera è una tardiva reazione alle grida “Viva Pio IX” udite nelle strade, che tanto preoccupano alcuni funzionari parmigiani.
Pio IX è stato eletto papa esattamente un anno fa, il 16 giugno 1846, e ancora gode di fama di spirito liberale e di patriota italiano. Da giorni, nelle facoltà universitarie e nelle scuole superiore, gli studenti e alcuni insegnanti discutono dell’opportunità di celebrarne degnamente la nomina. I più concreti sono gli studenti di Medicina, che propongono una cena in onore del papa in una villa in campagna. Ma le autorità pubbliche subito pongono il veto. La seconda proposta è una colletta per aiutare gli istituti cittadini dedicati all’infanzia, poi mutata in offerta di pane per i poveri, e stavolta il governo non può dire di no.
I fan di Pio IX raccolgono una bella somma, abbastanza per pagare ben 3500 razioni di pane, effettivamente consegnate a molta gente senza mezzi che abita fra centro storico ed Oltretorrente. In onore del papa simbolo del Risorgimento si celebra anche una messa, all’Annunciata, ed eccezionalmente assistono anche alcuni ebrei, grati a Pio IX per aver abolito le limitazioni al culto ebraico negli Stati pontifici.
Fin qui le cose si svolgono tranquille, ma poi arriva sera…
In città si è sparsa la voce che per celebrare il papa tutti dovranno mettere lumini sui davanzali. Alle nove di sera, partendo dal caffè accanto a San Giovanni, un gruppo di studenti cammina per le vie incitando la gente all’interno delle case a prendere candele e fiammiferi e partecipare all’improvvisata manifestazione. Passando per piazza Duomo, se la prendono col vescovo Neuschel, che di accendere luci non ne vuol sapere; così volano i sassi e vengono rotti i vetri di tre finestre. Il gruppetto di giovani arriva su strada San Michele (via della Repubblica) e qui incrocia la squadra dei Dragoni a cavallo, che prende a seguirli passo passo. Come va a finire già lo si è detto: dopo quasi un’ora di osservazione a distanza, quando in tanti se ne erano già andati, i dragoni danno di sperone e frusta, caricano chiunque ci sia per strada e giù botte. La carica parte alle 10 e trenta di sera e dura finché l’intera città non resta deserta.
Nessuno saprà mai se l’azione sia frutto dell’eccesso di qualche soldato testa calda o se invece è stata pianificata. Di certo, le autorità ducali erano assai irritate, perché da giorni sui muri di Parma comparivano scritte “W Pio IX” (spesso con errori grammaticali) e sui foglietti distribuiti ai poveri per poter ritirare il pane stava una effigie del papa divenuto simbolo dei progetti di unificazione nazionale.
Nel 1847, Parma è retta da una stanca Maria Luigia, che si affida al conte di Bombelles, amico dei Dragoni. Nonostante lo sdegno che si diffonde la mattina successiva per un’aggressione agli occhi dei più immotivata, il governo preferisce difendere i soldati e processa qualche supposto ribelle.
Probabilmente, nel giugno 1847, nessuno a Parma intende davvero ribellarsi. Ma proprio il ricordo della gratuita violenza di Stato sarà fra i motivi dei ben più seri moti dell’anno successivo.

disegno di Quinto Cenni, 1905 – New York Public Library

disegno di Quinto Cenni, 1906 – New York Public Library

