16.3.1975. Sfida col pallone fra registi. Bertolucci-Pasolini 5-2
16 marzo 1975 – Sul prato centrale della Cittadella si sfidano attorno ad un pallone due squadre molto particolare. Sono le troupe cinematografiche dei registi Bernardo Bertolucci e Pier Paolo Pasolini. Entrambi sono impegnati a girare non troppo lontano da Parma e questa mattina – alle 9,30 così non ci sono troppi curiosi – hanno deciso di incontrarsi per 90 minuti di calcio.
Con questa partita, il parmigiano Bertolucci festeggia il suo 24° compleanno. Per Pasolini, invece, il calcio è una passione alla quale non si deve mai dire di no.
I due celebri cineasti si conoscono da molti anni: Bertolucci ha scoperto il cinema proprio facendo da assistente a Pasolini. C’è chi dice che non sempre vadano d’accordo, che la collaborazione iniziale sia ormai mutata in accesa rivalità, ma se così fosse, perché mai avrebbero accettato di venire a disputare questo match che sa tanto da domenica con gli amici?
Bertolucci è nelle campagne della Bassa per il suo colossal Novecento. Pasolini ha impiantato il set di Salò o le 120 giornate di Sodoma nel mantovano. Parma è alla giusta distanza per tutti.
In questo 16 marzo, Pasolini, tifoso del Bologna, fa vestire i suoi con le casacche felsinee rossoblù. È lui l’anima della squadra, anche se lascia la fascia di capitano al montatore Ugo De Rossi. Il più noto fra i pasoliniani è l’attore Ninetto Davoli, viso di molti film del regista romano. Ma chi può fare più male è un altro attore, Umberto Chessari, che ha giocato nella primavera della Lazio.
Dall’altra parte, Bertolucci preferisce restare a bordo campo. Più che un allenatore, è il motivatore. I I suoi undici hanno divise cucite appositamente dal costumista Gitte Magrini, che ha scelto il viola come tinta prevalente, anche se i calzettoni, con la scritta diagonale gialla “Novecento”, hanno strisce multicolori il cui scopo – sperano quelli di Bertolucci – è aiutare a nascondere la palla agli occhi degli avversari. Il capitano è Decio Trani, microfonista. Pure Bertolucci ha portato qualche calciatore capace: due giovani della primavera del Parma, fra i quali Giuseppe Neumair. E poi c’è Carlo Ancelotti, che nessuno conosce è ma già bravissimo: ha visto questa ampia compagnia che si preparava a battere il calcio d’inizio e si è infilato fra i giocatori di Bertolucci, dicendo di essere un attrezzista.
Pasolini inizia in attacco, gioca meglio, segna. Palla al centro: il controllo del campo lo ha ancora lui; raddoppio. “Un Brasile rispetto a noi!”, afferma Trani, il capitano dei Novecento.
Il doppio vantaggio spegne però l’agonismo dei rossoblù. E a complicare le cose ci sono i ripetuti falli del macchinista di Bertolucci, tal Barone, sugli stinchi di Pasolini, che infastidito si fa sostituire. Senza di lui, il Brasile non c’è più. Aiuta anche il cambio di arbitro, che nel primo tempo è un uomo di Pasolini e nel secondo uno di Bertolucci.
Inizia la rimonta. È Neumair a sbloccare quelli di Novecento, che dopo il 2-1 fanno il 2-2, poi passano in vantaggio e alla fine marcano cinque reti, una delle quali di Ancelotti. Pasolini, invece non fa più gol. Finisce 5-2.
Dopo il triplice fischio, tutti quanti vanno in osteria e qui Bertolucci si fa un po’ prendere la mano. Ordina di riempire di champagne la coppa messa in palio per la partita, non uno champagne qualunque, ma Dom Pérignon, e offre il trofeo al collega Pasolini. Che affronto! Lui, eroe del popolo, bere da una coppa persa sul campo e piena del costoso vino francese? Giammai! Non accetta neppure una stilla dello spumante. Ma quando arriva la torta, lo scherzo è già finito e tutti se ne servono.
In questa mattina di metà marzo, in Cittadella c’è anche Clare Peploe, la donna che fra tre anni sposerà Bernardo Bertolucci. Anche lei è una cineasta e ha portato una camera Super 8, la macchina che registra le fasi salienti della partita e i tanti personaggi che coinvolge, regalandone la memoria alla Storia.