16.3.1966. Fuga d’amore con una quattordicenne
16 marzo 1966 – A Ventimiglia, le guardie di frontiera fermano una coppia sospetta. Potrebbero essere padre e figlia, ma hanno cognomi diversi. Sono Tullio M. e Giovanna A., 34 anni lui, venti di meno lei. Sono scappati da Parma dopo un’inaccettabile reciproca cotta, fuga d’amore presto interrotta.
Tullio vive a Martorano, ha una moglie e un figlio piccolo. Giovanna è di Traversetolo, la più grande di sette fratelli; è rimasta da poco orfana del padre. I due si conoscono a Martorano, dove Giovanna va tutti i giorni come operaia stagionale: appena compiuti 14 anni, ha iniziato a lavorare, come tanti della sua generazione.
Nelle pause chiacchiera e ride con Tullio, si guardano, si piacciono e fingono che un uomo maturo di anni e una ragazzina di 14 non possano divenire coppia, simulando anche di dimenticare che lui ha pure già famiglia.
La ragazza ne parla con la madre, che le intima di chiudere immediatamente la relazione. Ma lei fa il contrario, forse perché sente minacciato quel primo amore, forse per riempire il vuoto del padre morto.
Così, l’11 marzo, Tullio con una scusa accompagna moglie e figlio dai suoceri a Colorno e se va. Mette in tasca tutti i risparmi e 300.000 lire di anticipo sullo stipendio chiesti il giorno prima in fabbrica, poi carica la Giovanna sulla sua Alfa Romeo Giulietta e via verso la Francia.
Pare di leggere Lolita di Vladimir Nabokov, o vederne la trasposizione filmica di Stanley Kubrick, uscita al cinema giusto quattro anni prima. Ma una cosa sono letteratura e cinema, altra cosa la realtà.
La scomparsa dei due da Parma è subito compresa come fuga. La polizia dirama un avviso e l’avventura termina al confine.
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Succede il 16 di marzo:
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