16.12.1737. L’aurora boreale sull’Emilia
16 dicembre 1737 – Su tutta l’Italia si stende l’aurora boreale. Il cielo notturno, da Venezia a Messina, è illuminato da una soffusa luce colorata, che sorprende la gente comune così come gli studiosi del cosmo.
L’evento è così raro e così marcato, che nel giro di pochi mesi in diverse città d’Italia vengono pubblicate dissertazioni che cercano di spiegarne l’origine.
A Parma, il fenomeno celeste è descritto dal matematico e astronomo Jacopo Belgrado, padre gesuita, in una relazione al marchese Ubertino Landi rimasta inedita. Come molti altri studiosi di astronomia e meteorologia, anche padre Belgrado si interroga sull’origine dell’aurora boreale e sul perché si sia manifestata su Parma, ma a differenza di alcuni colleghi molto fantasiosi, non può che concludere che i dati e le osservazioni sono ancora troppo pochi per poter formulare ipotesi credibili. Esclude sia un segno di sventura, come alcuni vanno dicendo, ma di più non si sa.
Il fenomeno si ripeterà il 18 gennaio 1770, segnalato dall’Italia fino alla Spagna e descritto anche sulla Gazzetta di Parma di allora:
“Alle 6 incirca della sera comparve sul nostro Orizzonte una bellissima e vivissima Aurora Boreale, che dall’Oriente stendendosi a Settentrione in largo disco, e dividendosi quindi in raggi, e striscie di luce variamente colorite, a mezza notte in circa parve dileguarsi tra Ponente, e Settentrione”.
Lo spettacolo, non in realtà così raro nei secoli passati, prima che scarichi di industrie e di automobili e le lampadine nascondessero il cielo. Chi descrive il maggior numero di osservazioni di aurora boreale su Parma è l’astronomo Antonio Colla: ben 44 volte fra 1830 e 1848. Nei suoi scritti, afferma che le aurore boreali più spettacolari sono quelle del 18 febbraio 1837, 22 ottobre 1839 e sopra a tutte quella del 17 novembre 1848, “accompagnata e seguita da fortissima perturbazione magnetica“.
Colla descrive quest’ultimo evento in toni entusiastici:
“Insorto essendo un sensibilissimo vento da ponente estivo accompagnato da depressione barometrica, il cielo si coprì da una specie di nebbia fumosa. Intorno alle ore 6 della sera, avendo esaminato l’ago magnetico di declinazione, lo trovai molto agitato, prenunzio dell’apparizione di un’aurora boreale, la quale in fatti si manifestà tre ore dopo allo squarciarsi della materia fumosa“.
Colla vede prima scie chiare che muovono il cielo, poi “alle 9 1/2 la scena cangiò, apparendo d’un tratto al disopra del chiarore albeggiante-verdastro larghi ammassi isolati brillanti di luce sanguigna che variavano continuamente di forma, di posizione e d’intensità luminosa, terminando col trasformarsi in una sola colonna arcuata colla parte più culminante nella direzione del meridiano magnetico, da cui poco dopo uscirono bellissimi getti di luce aranciata e rosea che slanciavasi colla rapidità del lampo verso lo zenith, dividendosi all’alto in molti raggi secondari che di mano in mano sparivano per dar luogo a degli altri ancor più brillanti. La luce aurorale tutta alle ore 10 1/4 ravvivossi; la tinta sanguigna divenne color di fuoco intensissimo da sembrare il riflesso di un vasto incendio, i getti di luce si moltiplicarono vivacissimi in diverse direzioni, e replicati balenamenti si notarono in tutta la massa aurorale, con un effetto meraviglioso. Questo fu l’istate più bello del fenomeno e per la vivacità delle tinte, per la quantità degli sprazzi e per l’estensione della meteora“.
A completare l’eccezionale spettacolo, diverse stelle cadenti si muovono nel cielo dipinto di luce.