
16.10.1941. La rivolta del pane, donne in strada contro dittatura e tessere
16 ottobre 1941 – Le donne di Parma scendono in strada e contestano il regime che da 19 anni le governa. Nessuno sa chi sia stata la prima ad urlare, la prima a uscire di casa, la prima a marciare. Ma sta di fatto che ad un certo punto, il ponte Dux (di Mezzo) viene attraversato da un gran gruppo di casalinghe ed operaie arrabbiate. Dall’Oltretorrente raggiungono via Garibaldi e qui si uniscono altre donne provenienti dalle fabbriche di via Trento e dalle case di borgo del Naviglio.
Perché manifestano, in questo 1941, anno di guerra, anno di dittatura, anno – come i precedenti – in cui non sono ammesse contestazioni? Perché il prezzo del pane è aumentato.
Il cibo, da un anno a questa parte, viene razionato. Dal 1940, ognuna di queste donne ha nella tasca del grembiule la tessera annonaria, senza la quale non potrebbero acquistare i generi alimentari di prima necessità. E comunque in quantità minime. Che a volte sono surrogati.
Lo scandalo è che giusto una settimana prima, l’8 ottobre, a Parma è venuto Mussolini in persona, e parlando davanti alla consueta folla, ha promesso più pane per tutti quelli che lavorano. Invece, appena ripartito, ecco l’annuncio dell’aumento dei prezzi della micca. È un modo codardo per ridurre ancora le razioni.
Queste donne, rimaste in silenzio per quasi un ventennio, esplodono.
Il corteo raggiunge infine piazza Garibaldi, sempre chiedendo a gran voce “più pane!”.
Ma c’è anche un gruppetto più ridotto di signore e signorine che non si accontentano di parole. Danno l’assalto ad un furgone della Barilla, appena uscito dalla fabbrica, carico per l’appunto di pane; e ne portano via venti chili. L’assalto c’è stato al mattino ed è il racconto di bocca in bocca di questa azione coraggiosa ad avviare la protesta.
Il questore manda le guardie in strada, ad arrestare e a disperdere.
“A seguito del razionamento del pane alcune centinaia di donne improvvisarono una chiassata percorrendo le vie della città. Le principali responsabili subito arrestate, per disposizioni ministeriali, sono state trattenute in carcere per due mesi”, scriverà il questore.
Due giorni dopo, il 19 ottobre, sulla Gazzetta di Parma – nel 1941 organica al regime – esce il corsivo Due parole alle nostre donne, non per rispondere alle istanze portate in strada, ma indirettamente per accusarle. L’articolo è infatti un invito a consumare meno:
“Donne, non sprecate! Senza offendere la suscettibilità di nessuna, si spreca ancora. Se ogni donna, senza alcuna presunzione, fa alla sera un severo esame di coscienza, può forse confessare di avere sprecato qualcosa: il gas, la luce, quel gocciolo di latte, quella briciola di pane”.
La Resistenza a Parma inizia qui, dalla protesta per il pane delle donne, contro un fascismo completamente scollato dalla realtà e dalla gente.

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Succede il 16 di ottobre:

