Cultura & Società,  Epoca Moderna

15.9.1683. Il Corano dell’assedio di Vienna

15 settembre 1683 – A Vienna, appena liberata dall’assedio dei Turchi, il condottiero Jan Sobieski, re di Polonia, incontra l’imperatore Leopoldo d’Asburgo. Sobieski porta un dono prezioso: un libro, che ha trovato personalmente nella tenda abbandonata dal loro potente, pericoloso nemico comune, il gran visir Kermânkeş Mustafa Paşa, detto Kara (“Il nero”), definitivamente sconfitto tre giorni prima.

Si tratta di una copia manoscritta del Corano, in ottavo, su pergamena, finemente rilegato in seta, scritto a lettere d’oro, decorato ad arabeschi, che il comandante dell’esercito ottomano messo in fuga aveva portato per pregare Allah nel corso dell’assedio della capitale austriaca.

Quel libro esiste ancora e dopo vari passaggi è giunto a Parma. Da due secoli e mezzo fa parte delle collezioni della Biblioteca Palatina.

Per chi non lo ricordasse, nel 1683 i Turchi invadono l’Ungheria e puntano su Vienna, che pare prossima a cadere. Credendosi ormai vittorioso, Kara Mustafa non protegge le sue retrovie e l’esercito della Lega Santa guidata da Sobieski lo travolge. Gli ottomani se la danno letteralmente a gambe abbandonando tutto, un bottino che passa ai polacchi.

Il libro della Palatina è un testimone di questo evento cruciale della Storia occidentale.

Scritto attorno al 1656, il Corano è con Mustafa Paşa quando si accampa sotto Vienna il 14 luglio. Sulle sue pagine il gran visir prega, inascoltato. Quando entra nella sua tenda, Sobieski lo trova nel tabernacolo qui allestito. Dei moltissimi oggetti presi nel campo abbandonato dai turchi nella battaglia del 12 settembre, è il più prezioso: al papa, Sobieski manda lo stendardo di Kara, ma è un falso; il Corano invece è per l’imperatore, ed è quello originale.

L’imperatore Leopoldo, decide di donare il Corano alla sua terza moglie, Eleonora del Palatinato-Neuburg. Questa ha un confessore piacentino, il gesuita Carlo Costa; a sua volta, Eleonora regala il libro a Costa. Che lo spedisce in patria, alla madre. La famiglia Costa lo conserva per alcuni anni, finché Jacopo Costa, pronipote di Carlo, nel 1767 decide di lasciarlo alla Reale Biblioteca di Parma.

Carlo Malaspina, riferisce che nell’Ottocento il cimelio del 1683 è esposto al centro della Sala dei codici derossiani, su “uno scaffale a tavolo nel quale sono riposti i codici orientali più singolari, e specialmente, il Corano di Kara Mustafà trovato nella sua tenda allorché fu cacciato di sotto Vienna da Sobiescki”, assieme al “55° Libro di Foe manoscritto in oro, un Commento di Kimki sulla Genesi Manoscritto membranaceo rabbinico del X secolo, le poesie persiane di Hafiz e di Ghemal Eddin” e varie Bibbie ed Evangelari.

Un oggetto, questo libro, capace di rievocare molte pagine di Storia.

L'assedio di Vienna, dipinto di Frans Geffels, 1683-1694, Vienna Museum Karlsplatz
L’assedio di Vienna, dipinto di Frans Geffels, 1683-1694, Vienna Museum Karlsplatz

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