
15.3.1980. Finisce il privilegio di pesca sul Grande Fiume
15 marzo 1980 – Un accordo fra le province rivierasche del Po mette termine ad una antica e singolare tassa. Mentre in tutto il resto d’Italia per la pesca basta avere la licenza, i pesci del Po che nuotano nel tratto di Parma e Piacenza sono riservati a chi acquista una concessione.
L’origine di tutto questo risale ai primi anni del regno di Maria Luigia. Il Po era il confine fra il Ducato di Parma e la Lombardia asburgica, ovvero suddita del padre della duchessa Francesco II d’Asburgo, il quale aveva regalato alla figlia il diritto di sfruttamento delle sue acque. E Maria Luigia con un decreto del 25 aprile 1821 aveva stabilito di cedere in esclusiva i diritti di pesca sul Grande Fiume al miglior offerente, ripetendo la gara ogni qualche anno:
“La pesca nel Po è proibita dal Governo, e ne dà in affitto il diritto”.
La duchessa aveva anche vietato di prelevare storioni più leggeri di un chilo e tinche, carpe, lucci o qualsiasi altro pese che non arrivi ai 2,4 etti.
Quando nasce l’Italia, il Regno sabaudo mantiene l’uso di assegnare il diritto di pesca nel Po nel tratto parmense e piacentino, che rende dei bei soldi. Dal 20 marzo 1865 sono le Province dei due territori interessati a gestire l’appalto e nel 1923 il compito passa all’intendenza di Finanza, che aggiunge al criterio della maggior offerta economica, anche la disponibilità e capacità del concessionario di ripristinare la popolazione ittica. L’ultima gara ha reso 75 milioni di lire per Parma e altrettanti per Piacenza.
Ma nel 1977, lo Stato riconosce alle Province il diritto di regolare la pesca nelle acque al loro interno, e per la prima volta da un secolo e mezzo, Cremona, Pavia e Milano (la Provincia di Lodi nascerà solo nel 1992) reclamano il diritto di decidere per la loro sponda. Quando scade l’ultima concessione, a fine febbraio 1980, scoppia il caso.
Per qualche giorno si teme una battaglia legale: tutti con la lenza in resta. Ma poi prevale la volontà di un accordo e in questo 15 febbraio i territori emiliani interessati accettano di mettere da parte le antiche consuetudini. Il Po smette di essere un privilegio del Ducato.

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Succede il 15 di marzo:

