15.12.1902. I coniugi incendiari a processo
15 dicembre 1902 – Inizia il processo contro i “Coniugi incendiari”, una coppia accusata di aver dato fuoco per tre anni di seguito ad ogni casa in cui ha abitato. Il motivo? Semplicemente truffare l’assicurazione.
Antonio Micheli, calzolaio di 38 anni, e sua moglie Maria Clorinda Rizzi, 45 anni, vivevano nella Bassa. Dal 21 novembre 1902 la loro residenza è il carcere di San Francesco. Sono stati arrestati al termini di indagini chieste dalla Società generale italiana, compagnia di assicurazione.
Il 12 luglio 1898 sono andate bruciate tre abitazioni a Coenzo, le case Mora, Mazzali e Vernizzi. Il 21 settembre 1899 un incendio ha mandato in cenere la casa di Basilio Mosconi a Mezzano Inferiore. Il 21 agosto 1901 le fiamme hanno distrutto altri edifici civili sempre a Mezzano, quelli di tali signori Spagna e Menozzi. Nella notte fra 26 e 27 ottobre 1901, l’ennesimo rogo ha colpito altre due case ancora a Mezzano Inferiore.
Tutte le volte, il fuoco è partito da dove abitavano Antonio e Maria Clorinda. E tutte le volte, i due avevano da poco stipulati contratti di assicurazione con la Società generale italiana.
“Sarà una combinazione, ma certamente deve impressionare il fatto che ovunque gli accusati fissino la loro dimora, questa resta preda delle fiamme”, ironizza il pubblico ministero Filippo Fogaccia nel corso del processo per incendio doloso a fini di truffa intentato ai danni della coppia.
Al processo sono convocati ben 45 testimoni, ma molti si limitano a dichiarare di non ricordare nulla dei fatti discussi. Perfino un ex sindaco di Mezzani tace. Per l’accusa, non parlano per paura: “Micheli è un incendiario! Una volta uscito dal carcere, appiccherebbe il fuoco alle loro case!”, tuona Fogaccia.
Ma qualcuno racconta comunque. C’è chi dice di aver cercato di spegnere uno degli incendi, ma l’imputato gli ha intimato di lasciar perdere. Un altro riporta una conversazione fra Micheli e un vicino la cui casa è andata distrutta: prima gli ha consigliato di stipulare lui pure una assicurazione, “dopo daremo fuoco alla casa, così guadagnerete qualche migliaio di lire voi, e qualche centinaio nel guadagnerò anch’io”, gli ha poi promesso. Si scopre che a Mezzani, Micheli è ormai soprannominato “Brucia case”.
Micheli ha sempre stipulato polizze con premi molto più alti del valore dei beni contenuti nell’abitazione e nella bottega. Ha agito in modo spregiudicato, ma certo non con furbizia…
I periti non hanno dubbi: tutti gli incendi sono stati dolosi.
Anche i giurati non hanno dubbi: dopo soli tre giorni di udienze, Micheli è condannato a 8 anni e tre mesi di carcere; la Rizzi – che ha materialmente appiccato l’ultimo dei quattro roghi – a 4 anni e 10 mesi mesi.