15.1.1619. Lanfranco torna a casa per l’altare di sant’Ottavio
15 gennaio 1619 – La Fabbriceria della Cattedrale approva il progetto di costruzione di un altare dedicato a Sant’Ottavio all’interno del Battistero. Eretto nel lato che guarda al Vescovado, l’altare ospita una delle più belle opere di Giovanni Lanfranco, un dipinto ad olio che segna il suo ritorno in patria dopo anni di felice attività a Roma.
L’Ottavio martire di Lanfranco è un soldato con la croce sul petto, avvolto in una mantello rosso come in una nuvola, riverso a terra, con il suo aguzzino che – pugnale alla mano – gli giganteggia sopra, ma il santo, che concentra su di di sé una luce zenitale, ha occhi solo per l’angelo che sta per portargli una corona preparata da Gesù bambino, tenuto in braccio dalla Madonna.
Giovanni Lanfranco è il campione del barocco emiliano. Le grandi e grandissime pale d’altare lo esaltano. È stato battezzato proprio nel Battistero dove ora è collocata una delle sue opere. Allievo di Agostino Carracci a Parma, alla morte del maestro si trasferisce alla bottega del fratello Annibale Carracci, a Roma. Quando anche Annibale passa a miglior vita, il Lanfranco torna nella sua città, accolto a braccia aperte da Ranuccio I Farnese. È breve, il periodo parmigiano, del quale il quadro con sant’Ottavio è forse la miglior testimonianza. Poi partirà ancora, per Roma e più avanti per Napoli, a servizio di molti e ricchi committenti.
Il soggetto del quadro per il Battistero è poco comune: un soldato ucciso nel III secolo per la sua fede cristiana. A Parma è evidente il richiamo ad un nome ricorrente nella famiglia Farnese. In particolare, in questo 1619, Ottavio è il figlio del duca Ranuccio che pare destinato a succedergli. Ma sarà sfortunato: questo Ottavio, nato fuori dal matrimonio e poi legittimato, sarà scalzato di lì a poco dal fratellastro Odoardo, questo legittimo, e quasi come l’omonimo del dipinto, subirà pure lui un martirio: ribellatosi al padre, viene imprigionato e tenuto rinchiuso per 22 anni, fino alla morte. Un’altra storia, da raccontare a suo tempo.
Nel 1860, il quadro di Lanfranco sarà rimosso dal Battistero per liberare l’architettura medievale. Passa prima nella chiesa della Steccata e a metà del ‘900 in Pilotta. Da allora fa parte della collezione della Galleria Nazionale di Parma.