14.3.1849. Carlo che perse tre corone sognando di diventare re d’Italia
14 marzo 1849 – Carlo II di Borbone abdica al trono di Parma. È il sovrano che nella storia del Ducato ha tenuto lo scettro per il periodo più breve di sempre. Una figura controversa, sulle cui reali ambizioni e capacità non esistono ancora studi esaustivi.
Parma è il terzo regno che Carlo perde.
Fra 1803 e 1807, è re d’Etruria, ma Napoleone gliela leva con la falsa promessa di farlo re in Portogallo.
Dal 1824 è duca di Lucca, ma nel 1847 rinuncia, donando la città alla Toscana.
Duca di Parma lo diventa il 31 dicembre 1847, dopo la morte di Maria Luigia. E se ne va in questo 14 marzo, dopo solo 14 mesi e due settimane, lasciando lo scettro al figlio.
C’è chi ha visto in Carlo II una figura stravagante e debole, uno spendaccione che ha governato in modo spesso incoerente, alternando atti di grande liberalità a provvedimenti economici odiosi per recuperare denaro, riforme illuminate a provvedimenti inattuabili, un uomo che ha dato a volte l’impressione di dare più importanza ai suoi viaggi che alle responsabilità istituzionali.
Ma potrebbe anche darsi che dietro alle azioni mai limpide del Borbone vi sia un sogno inconfessabile, che non realizza nonostante l’impegno di una la vita: diventare re d’Italia. È Carlo Alberto di Savoia a parlare di una tale ambizione, in una lettera dal 1830 al duca di Modena Francesco IV.
Nelle vicende apparentemente scoordinate di Carlo II pare intravedersi una trama coerente di costruzione di un’immagine liberale tesa a conquistare la fiducia di quella parte di italiani che a inizio Ottocento sognano un Paese unito, e l’appoggio di francesi e inglesi.
Ci tiene a far sapere che l’Austria non gli è mai piaciuta. Intrattiene rapporti con la dinastia dei Bonaparte. Per alcuni anni si converte al luteranesimo e poi all’anglicanesimo. Non pare interessato ai piccoli Stati che governa, se non come palcoscenico per dimostrare di cosa sarebbe capace e quanto è diverso dagli altri signori che si dividono la penisola.
Il suo approdo a Parma stride con queste trame, perché Parma è legata a doppio filo proprio a Vienna, il maggior ostacolo all’unità d’Italia. Forse è per questo che rinuncia così presto al Ducato, per non compromettersi.
Una mossa inutile. Di qui a poco l’Italia sarà fatta davvero, ma sotto i Savoia, non sotto un Borbone. E a completare il suo fallimento ci saranno l’assassinio di suo figlio unigenito Carlo III nel 1854 e l’esilio del nipote Roberto nel 1859.