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14.12.1944. Don Guido spia per cielo e per terra

14 dicembre 1944 – In volo sul crinale fra parmense e piacentino, un aereo americano lascia cadere alcuni carichi assicurati da paracadute. Fuori il primo. Fuori il secondo. Il terzo è un uomo in tuta mimetica. E fuori anche il quarto, un pacchetto piccolo piccolo.

Ad essersi paracadutato in Appennino è il parroco di Belforte di Ostia Parmense, di ritorno da una missione segreta a Roma. Ha avuto tanto successo, che gli 007 statunitensi hanno deciso di risparmiargli il viaggio di ritorno via terra, offrendogli un passaggio aereo.

Don Guido Anelli, soprannominato “il prete volante” per questo avventuroso salto, è uno dei tanti uomini impegnati nella Resistenza. Dopo l’8 settembre, questo parroco di montagna organizza personalmente una brigata partigiana, la 2^ Julia, con le molte persone della zona che vogliono opporsi ai tedeschi. Ma da sola, questa gente non ce la può fare, contro l’esercito di Hitler e i repubblichini. Serve l’aiuto materiale ed economico degli Alleati. È per questo che don Guido a inizio novembre lascia la Val Taro, per un pericoloso viaggio verso sud.

Sempre camminando nei boschi, sale alla Cisa e scende a Pontremoli, schivando tutte le pattuglie dell’esercito di Salò, che controlla la Lunigiana. Si incontra con i partigiani spezzini, che lo portano in Garfagnana. Vestito con la talare nera, riesce a superare la Linea gotica, il fronte. Di là incontra gli americani, che lo accompagnano a Firenze, liberata già da agosto.

A Firenze, don Guido riesce a parlare personalmente con il generale Alexander, comandante delle forze alleate in Italia, e gli spiega la sua missione. La sua meta è il papa: vuole convincerlo che quelli della resistenza sono persone a posto, mica tutti comunisti, e che devono essere concretamente supportati, se si vuole chiudere al più presto questa guerra.

Missione che coglie appieno l’obiettivo.

Accompagnato fino a Roma da un capitano dei servizi segreti americani – viaggio per nulla facile –, l’ambasciatore della Resistenza parmense ha incontri ai massimi livelli. Parla col principe Umberto di Savoia, che vorrebbe tornare con lui in Appennino. Poi con i vertici della Democrazia cristiana, compresi Gronchi, De Gasperi, Scelba e il parmigiano Giuseppe Micheli. Incontra il capo del governo Bonomi con il ministro della Guerra Casati. E il 25 novembre viene finalmente ricevuto anche in Vaticano, per conferire con Giovanni Battista Montini – per ora semplice sacerdote, ma braccio destro di Pio XII – e poi con monsignor Domenico Tardini, che gestisce gli Affari ecclesiastici straordinari.

A queste persone don Guido Anelli fornisce informazioni dettagliate sulla distribuzione di partigiani e tedeschi in Emilia, e ripete la stessa richiesta: aiutateci. Tutti gli rispondono affermativamente.

Il nostro può finalmente rientrare in val Taro: è qui che gli americani gli offrono il passaggio aereo, con volo col paracadute.

Nei pacchi che precedono il suo salto verso casa, ci sono i soldi (13 milioni di lire in contanti) e le armi offerte da tutti quelli che ha incontrato. Il prete stesso li consegnerà al comando della Resistenza. Fra le attrezzature, anche una radio per mantenere i contatti con gli Alleati. L’ultimo pacchetto lanciato dall’aereo, invece, è il suo breviario, che aveva dimenticato sul velivolo!

Don Guido riesce a tornare sano e salvo nella sua parrocchia in tempo per celebrare la messa di Natale del 1944.

Le avventure del parroco di Belforte non terminano certo qui. Alessandro Cagiati, l’agente segreto che lo aveva accompagnato a Roma, qualche mese più avanti gli chiederà di impegnarsi in un’altra pericolosa missione: paracadutarsi (ancora!) in Alto Adige per favorire le operazioni della task force dei Monuments Men, impedendo ai nazisti in fuga di portar via opere d’arte. Ma questa è un’altra storia…

Don Guido Anelli
Don Guido Anelli

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Succede il 14 di dicembre:

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