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12.5.1928. I senatori che hanno detto no alla dittatura

12 maggio 1928 – I senatori parmensi Agostino Berenini, Emilio Faelli e Luigi Podestà sono fra i 43 a dire no all’ultima delle leggi fascistissime, con le quali Mussolini fa dell’Italia una dittatura. In questo giorno, a Palazzo Madama viene approvata la riforma elettorale che permette la presentazione di una sola lista alle elezioni, compilata dal Gran consiglio del fascismo. Gli elettori potranno solo confermare quella lista.

In Senato, la legge passa con 161 favorevoli e 46 contrari. Il 16 marzo era già stata approvata alla Camera, 216 a 15.

I senatori si esprimono in forma segreta, ma prima del voto definitivo viene sottoposto all’aula un emendamento proposto fra gli altri proprio da Berenini e Faelli, che cerca di rovesciare la proposta del governo. Questo emendamento è giudicato a chiamata e i 46 che lo appoggiano sono evidentemente gli stessi 46 che pochi minuti dopo si oppongono inutilmente alla legge del capo del governo.

Siamo nella XXVII legislatura del Regno d’Italia, nella quale Parma è rappresentata da ben tredici parlamentari. Solo quattro sostengono la riforma democraticida. A Montecitorio vota a favore il deputato Remo Ranieri, del Pnf. Non possono invece esprimersi Guido Picelli, Giuseppe Micheli e Felice Corini, che erano stati estromessi dalla Camera due anni prima assieme a tutti i deputati aventiniani.

In Senato, oltre ai contrari Berenini, Faelli e Podestà, della squadra di Parma fanno parte Luigi Bianchi, Alberto Del Bono e un ormai anziano Giovanni Mariotti, che appoggiano Mussolini. Assenti invece Primo Lagasi, Giovanni Raineri e Giorgio Rattone.

Dei tre oppositori, chi paga maggiormente la pubblica difesa della propria coscienza sarà Berenini. Il suo gesto politico gli costa l’addio all’Università: per aver criticato la linea del nuovo regime, è costretto a dimettersi dalla carica di rettore dell’Ateneo di Parma. Morirà nel 1939, senza la certezza che la Storia gli avrebbe riconosciuto di aver avuto ragione.

Quando gli italiani sono chiamati a votare con la legge contestata, cioè solo per confermare il listone predisposto dal Gran consiglio del fascismo, il plebiscito del 24 marzo 1929, circa l’8% dei votanti a Parma si esprime in modo negativo: una delle percentuali di contestatori più alta nel Paese (media nazionale dei “No” 1,57%, regionale 2,01%).

Fra i 400 parlamentari così scelti, ci sono anche tre nomi di Parma: Antonio Bigliardi, Mario Racheli e Remo Ranieri.

I senatori Agostino Berenini, Emilio Faelli e Luigi Podestà
I senatori Agostino Berenini, Emilio Faelli e Luigi Podestà

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