12.3.1647. Professori sulla Luna
12 marzo 1647 – Giovanni Battista Riccioli ottiene dai suoi superiori il permesso di pubblicare i risultati dei propri studi scientifici nel campo della fisica e dell’astronomia. Studi effettuati tutti a nel Palazzo di San Rocco a Parma. È per questo che diversi crateri della Luna portano ancor oggi nomi di scienziati attivi a Parma nel Seicento: i maestri e i colleghi di Riccioli.
Il nostro scienziato è un padre gesuita. Arriva nel Ducato nel 1620 per studiare filosofia e teologia e qui resta affascinato dalle lezioni del confratello che insegna astronomia, Giuseppe Biancani. Riccioli vorrebbe partire missionario per la Cina, ma gli negano il permesso. Così si dà alla ricerca scientifica, facendo esperimenti sulla caduta dei gravi ed il pendolo, aiutato da altri due confratelli, Niccolò Cabeo e Francesco Maria Grimaldi.
Finché, nel 1646, viene controvoglia trasferito a Bologna. Sarà là, nel 1651, che pubblicherà l’Almagestum novum, trattato che comprende una mappa della Luna sulla quale ha assegnato nomi a crateri e valli, circa 600 toponimi lunali tuttora in uso.
I crateri lunari Grimaldi, Cabeo, Blancanus (Biancani), Casati (Paolo), Bettinius (Mario Bettini), Grimaldi (Francesco Maria), Rocca (Giovanni Antonio), Zucchius (Niccolò Zucchi) devono i loro nomi agli insegnanti del Collegio dei Gesuiti di Parma coevi di Riccioli. E naturalmente c’è anche un cratere Riccioli.
Pare che nel distribuire i nomi, il nostro astronomo abbia messo da una parte i geocentristi e dall’altra gli eliocentristi. Fra gli scienziati gesuiti di Parma c’è Paolo Casati, uno dei primi sostenitori delle idee di Galileo. Ma la maggior parte dei suoi colleghi, in questo 1647 cercano ancora di dimostrare che al centro dell’Universo ci sia la terra, Giovanni Battista Riccioli compreso.