
12.12.1448. I prestatori ebrei fuggiti dalla Francia
12 dicembre 1448 – Salomone Galli ottiene dal Comune di Parma la licenza per aprire un banco di prestito in città. Ha comprato una casa nella vicinia di San Giovanni, in borgo Riolo, dove avvierà la sua attività. È un banchiere di esperienza: dal 1435 ha un banco a Vigevano. Suo padre Abramo è banchiere a Mantova. Un anno dopo, il 17 ottobre 1449, anche il fratello Giacobbe apre un suo banco a Parma, segno che gli affari vanno bene.
Negli anni centrali del Quattrocento, si insediano a Parma diverse famiglie ebraiche, favorite dalle politiche del Ducato di Milano, che in questo periodo controlla anche Parma. Molti ebrei arrivano in Italia fuggendo da persecuzioni perpetrate in altre aree d’Europa, divenendo mercanti e spesso banchieri. I Galli vengono dalla Francia. Nonostante i prestiti siano ad interessi assai elevati, la loro attività finanziaria è uno degli elementi fondamentali per lo sviluppo dell’economia delle città italiche in quest’epoca.
Agli stranieri, Salomone Galli può imporre l’interesse che vuole, fino al 50%, ma per chi abita nei territori del Comune o del vescovo, c’è un tetto garantito: chiede il 20% al mese. È più conveniente di quello del banco di un altro ebreo già presente in città, che pretende il 25%. Il tasso è stato concordato con le autorità locali, che lo considerano così conveniente da garantire a Salomone una lunga serie di garanzie e benefici.
La famiglia Galli ha diritto al rispetto di tutte le feste della religione ebraica, per cui nessuno potrà pretendere prestiti di sabato. È invece esonerato dal partecipare alle cerimonie cristiane, solo non potrà aprire il banco a Pasqua, Natale, di Venerdì santo e nel giorno di Maria vergine. Nessuno potrà imporre ai Galli di portare sugli abiti segni distintivi che li identifichino come ebrei o disturbarli durante le loro funzioni religiose e sono vietate conversioni al cattolicesimo dei minori senza l’approvazione di tutti i congiunti. Al banchiere è concesso anche di adibire parte dell’orto di una sua proprietà nella vicinia di Santa Maria Maddalena a cimitero ebraico (nel 1493 l’area sarà acquisita dai frati del convento di San Luca). Può macellare gli animali secondo le norme kosher; può assumere balie cristiane per i suoi bambini; i suoi parenti medici, come suo fratello maestro Giacobbe, possono curare anche i cristiani.
In questi anni, a Parma si forma una comunità ebraica di dimensioni significative, tanto che nel 1464 viene costruita una nuova sinagoga. La prima attestazione di un prestatore ebreo a Parma è del 1422, citato nella riforma degli statuti dell’Arte della lana.
Salomone non è l’unico banchiere ebreo. C’è un certo Lippomanno, che nel 1458 viene cacciato via per aver trasgredito troppe volte al divieto di rapporto fra ebrei e donne cristiane; il suo banco è rilevato da Zannettero da Reggio. Angelo Finzi, figlio di Zaccaria, ha un banco almeno dal 1460. Banchiere dal 1469 è anche Abramo di Zinatano di Parma. Nel 1471 la licenza di prestatore è concessa a Simone Frizzi e fratelli. Nel 1480, uno dei banchi dei Galli è passato al rabbino Abramo di Mosè da Prato, in società con Dattilo da Pisa e David di Mosé da Urbino. Di norma, i banchi attivi contemporaneamente sono sempre tre e quando qualcuno cerca di avviare il quarto, gli altri protestano. Ci sono poi prestatori privati cristiani, ma occasionali, non organizzati né normati: gli usurai.
Una comunità ebraica a Parma già c’era. La prima attestazione è nel Trecento, quando si ebbero manifestazioni antisemite: parte della popolazione accusa gli ebrei di aver portato la peste. Ma è solo dalla metà del Quattrocento che la comunità si sviluppa ed acquista un preciso ruolo, gestendo tutte le attività di prestito.
Questo monopolio non tarderà a suscitare invidie, fomentate da alcuni predicatori itineranti. Il primo a tenere discorsi contro gli ebrei ed il loro potere economico è un frate discepolo di fra’ Timoteo nel 1461, ma subito viene allontanato dal commissario Lorenzo da Pesaro. Più successo ha Bernardino da Feltre, le cui prediche contro gli ebrei spingono alcuni cristiani a fondare il primo banco dei pegni di Parma nel 1488, destinato a trasformarsi in Banca Monte Parma, oggi confluita in Banca Intesa.
Con la successiva nascita del Ducato di Parma, per un lungo periodo, il banco dei pegni cristiano e banchi dei prestiti ebraici convivono, finché, nel 1555 il duca Ottavio ordina l’allontanamento dalla città di tutte le famiglie ebraiche. Papa Paolo IV ordina di istituire ghetti in ogni città, ma a Parma si preferisce mandare gli ebrei a vivere nei paesi. La misura resterà in vigore per due secoli e mezzo, finché il 12 luglio 1803, il governatore Moreau de Saint-Mery abroga ogni norma specifica per gli ebrei, equiparandoli a tutti gli altri cittadini.
In questi 250 anni, l’attività bancaria delle famiglie ebree non si è però interrotta. I banchi di prestito si sono trasferiti in provincia.
Il 9 settembre 1589, il duca Ranuccio Farnese riduce di molto gli interessi, stabilendo un tasso massimo del 18% annuo per i sudditi e del 25% per gli stranieri. Una convenzione del 24 luglio 1726 li riduce ulteriormente, al 14% per i sudditi e al 18% per gli stranieri. Gli ebrei possono avere banchi solo a Borgo San Donnino, Fiorenzuola, Busseto, Cortemaggiore, Monticelli, Colorno, Soragna e Roccabianca.
Banco dei pegni a parte, a Parma un istituto di credito alternativo nasce solo nel 1860, con la Cassa di Risparmio (poi acquisita da Credìt Agricole). Fino ad allora sono stati i banchi delle famiglie ebraiche a garantire la possibilità di prestiti.

quadro di Quentin Massys, 1514 ca., Museo del Louvre


