Età contemporanea,  Luoghi perduti

12.11.1903. La stagione del piccone

12 novembre 1903 – È completata la demolizione del cavalcavia che collega la Posta al Palazzo della Riserva. I lavori sono stati voluti per facilitare il passaggio dei tram trainati dai cavalli lungo via Garibaldi. Una novità che divide i parmigiani: molti sono infatti contrari a questo violento colpo di pala sull’immagine e la storia della città.

Il sovrappasso con cinque archi e la galleria che lo sovrasta sono stati costruiti nel Settecento per volere per volere del duca Ferdinando di Borbone, per collegare il Palazzo Ducale con il grande teatro che stava nel Palazzo della Riserva, ora trasformato in sede delle Poste. I picconi hanno eliminato anche la storica osteria di Macaròn, che si trovava proprio sotto il porticato.

A decidere l’abbattimento è stato il Consiglio provinciale il 1° settembre 1903, scelta confermata dal Consiglio comunale il 12 ottobre. I lavori sono iniziati pochi giorni dopo e si sono protratti per quasi quattro settimane.

La cancellazione del cavalcavia fernandeo è emblematica di un’epoca che tiene in poco conto gli edifici storici. L’inizio di una lunga stagione del piccone.

In questo 1903 sono abbattuti anche l’arco su via Pisacane ed il cavalcavia su via Melloni ed inizia la rimozione del vecchio ponte Verde, già sostituito dal Verdi. Lo smantellamento completo delle mura farnesiane è partito nel 1889 e terminerà nel 1912. Dal 1913 inizierà la cancellazione di una decina di chiese, quelle tolte a confraternite ed opere pie. Mentre già nel 1902, il sindaco Mariotti ha preso a sostenere che le case dell’Oltretorrente vanno abbattute perché insalubri, come farà il regime fascista negli anni ’20 caricando l’intervento di significati politici. Ancora nel dopoguerra, Parma sarà una delle città italiane con centro storico più mutato, non per i bombardamenti, ma ancora per demolizioni e colature di nuovo cemento. Fino ai primi anni Sessanta, quando la febbre edilizia si sposta alle periferie.

Il colonnato del Teatro Regio e il colonnato che stava sull’attuale via Garibaldi

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