11.9.1921. Scontro fra arditi e fascisti. Muore carabiniere
11 settembre 1921 – A San Prospero si verifica l’ennesimo scontro fra fascisti e antifascisti, che tanti morti sta facendo in tutto il parmense. Stavolta a rimetterci la vita è un carabiniere intervenuto per cercare di dividere le parti, Vittorio Malvolti, di vent’anni.
Da quando, un paio di anni prima, è nato lo squadrismo, nell’intero Paese quelli di destra e quelli di sinistra si combattono, sempre più di frequente, sempre più violenti. A Parma, gli episodi più accesi vedono affrontarsi le camice nere con gli Arditi del popolo, la formazione paramilitare di ispirazione anarchica che segue Guido Picelli.
Questa sera dell’11 settembre 1921, a San Prospero c’è la sagra. Si balla! Una festa che attira sia un gruppetto di arditi che uno di fascisti. Quando si incontrano, iniziano subito a prendersi a botte.
Passano di ronda due carabinieri, che si mettono in mezzo. Gli arditi non si fidano granché delle divise, che tendono a schierarsi con i fascisti. Fatto sta che un ardito estrae una rivoltella e la punta verso una camicia nera. Parte il primo colpo, ma verso l’alto. Il carabiniere si getta sull’uomo armato e gli sposta la canna della pistola mentre esce la seconda pallottola. L’ardito armato e il militare prendono a lottare furiosamente. È qui che un secondo ardito, anche lui con la pistola, prende di mira il carabiniere e lo colpisce in pieno petto.
È il fuggi fuggi generale. Se la danno a gambe fascisti, anarchici e le molte persone che qui a San Prospero sono venute solo per ballare. Restano i due carabinieri, uno riverso a terra in un lago di sangue, l’altro che urla chiamando i soccorsi.
Trasportato in ospedale, le condizioni di Malvolti, originario di Castelnuovo Monti, paiono già disperate. Il proiettile gli ha leso la spina dorsale. Morirà pochi giorni dopo. Verrà ricordato con una medaglia d’argento al valor militare.
Tra 1921 e autunno 1922 – quando la marcia su Roma consegna ai fascisti il controllo del Paese – in provincia di Parma non si contano gli scontri fra i fascisti e tutti gli altri, che siano anarchici, comunisti, socialisti e pure cattolici. In meno di due anni, fra colluttazioni e agguati ci sono 44 omicidi politici – li ha contati di recente l’Istituto storico della Resistenza –, con la morte di 35 antifascisti, 7 fascisti e due membri delle forze dell’ordine.
Sì, perché il caso di Vittorio Malvolti a San Prospero non è unico.
Era già accaduto il 25 giugno dello stesso anno, in piazza Ghiaia, che in una rissa fra ragazzini, metà affascinati dal socialismo e metà dal fascismo, rimanesse ucciso Vincenzo Cerullo, guardia regia, mentre cercava di arrestare alcuni dei violenti. Un loro compagno, il diciottenne Rustici Barozzi, tira fuori da una tasca l’ennesima arma da fuoco e lo ferisce in modo letale.
Lo stesso Barozzi verrà freddato dalla polizia nel corso di una sparatoria in Borgo Cocconi la notte del 1° agosto 1922, iniziata dopo tafferugli fra fascisti e socialisti.