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11.8.1904. Il diritto di lavarsi: aprono i primi bagni pubblici

11 agosto 1904 – Alle ore 12 apre la vasca del Bagno pubblico in via Salnitrara, la prima piscina di Parma. Il primo a bagnarsi è Giovanni Mariotti: il sindaco chiama la piscina “Il nostro piccolo mare”. La vasca misura 50 per 25 metri ed è profonda da 70 centimetri a 2,70 metri, con quattro getti continui per il ricambio d’acqua. Il biglietto d’ingresso costa 10 centesimi e ci sono orari riservati agli uomini e altri riservati alle donne.

È solo un’apertura provvisoria, poiché i lavori di costruzione sono ancora in corso. Mancano i “camerini” e non c’è l’acqua calda, per cui, per ora, la piscina funziona solo d’estate. Gli spogliatoi, con le docce, saranno aperti solo un anno e mezzo più tardi, il 22 ottobre 1905. Nello stesso anno sono aperti anche i “bagni a immersione” e il “bagno amidato”. Nel 1906 sono scavati pozzi per approvvigionare la vasca, così da ridurre i costi di gestione e rendere meno “opalina” l’acqua.

I Bagni pubblici assomigliano alle piscine di oggi: noleggiano asciugamani e “mutandine sempre disinfettate” (i costumi); si fanno lezioni di nuoto (le prime tenute il 17 agosto da tale Elvira Bertolotti); c’è il bagnino, il custode Romeo Ferrari, che soprattutto nei primi giorni dall’apertura salva più persone dall’annegamento, poiché i parmigiani non sono abituati a questa novità: un giovinetto si rompe un braccio e un pompiere si ferisce alla testa in un maldestro tuffo.

Ma il Bagno pubblico è ben di più. Nei primi anni del secolo, un po’ in tutte le città d’Europa aprono strutture simili, necessario seguito alle nuove conoscenze in materia d’igiene. Le case dotate di acqua corrente sono pochissime e solitamente utilizzano pozzi che pescando direttamente dal sottosuolo della città, non portano liquido puro. La piscina, più ancora che svago e refrigerio, è l’unico posto dove ci si può lavare (non nel fiume, un’ordinanza vieta di nuotare nella Parma per il pericolo di affogare).

In Italia l’istituzione di bagni popolari è limitata a pochissime città, fra cui dobbiamo citare Parma che ne possiede uno grandioso, forse il più grandioso d’Italia”, scrive il medico Giovanni Raffaelli nel 1912 in un articolo che perora una maggior diffusione dei Bagni a scopo igienico.

La costruzione dei Bagni, a Parma non è stata facile. Fin nel lontano 1772, l’Accademia di Belle arti aveva indetto un concorso per un progetto di bagni pubblici, ma solo come esercizio. Dal 1894, invece, Mariotti ne perora per davvero l’edificazione. Ma proprio per questo i bagni diventano una questione politica di parte, che divide Parma fra i pro e i contro più in base all’appartenenza di partito che a ragioni di merito.

I progetti dell’edificio liberty dei Bagni sono esposti al ridotto del Regio nella primavera 1902, per la campagna elettorale di quell’anno. Il cantiere apre alla fine del 1903, ma è ostacolato da una truffa operata dal presidente della Lega braccianti Augusto Boccacci, che dichiara di impiegare più sterratori di quelli realmente assunti, così da intascare i compensi in eccesso (sarà condannato assieme Romualdo Bertozzi il 16 gennaio 1905 per essersi appropriati di 240 lire fra gennaio e febbraio 1904). Anche trovare i soldi è difficile. Il 18 maggio 1904 il Comune chiede ai cittadini di sottoscrivere un prestito per 187.500 lire, ma rispondono in pochi, solo per 32.000 lire, per la gran parte dalla Società di mutuo soccorso Garibaldi; il resto del denaro lo presterà la Cassa di Risparmio.

Alla fine, comunque, i bagni si fanno e da questo 11 agosto 1904, i parmigiani sanno cos’è una piscina.

I Bagni funzioneranno fino al 1935, quando l’edificio viene trasformato, mantenendo per un certo tempo solo la piscina principale. Diventa quindi circolo del dopolavoro, con palestra, balera, cinema e teatro. Proprio il teatro sarà la funzione che prevarrà su tutte: oggi, dove erano i Bagni c’è il Teatro Due.

Il bagno pubblico,
in un’immagine della Guida di Parma: città e provincia di Eugenio Massa del 1913
Il bagno pubblico,
in un’immagine della Guida di Parma: città e provincia di Eugenio Massa del 1913

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