Epoca Moderna,  Scienza & Tecnica

11.6.1883. Quelle facce da galera che Tenchini ha reso immortali

11 giugno 1883 – Nel carcere di San Francesco a Parma muore T.C., un ragazzo di 22 anni, che fa il contadino, condannato a sette anni di prigione per aver cercato di uccidere un uomo il 17 febbraio di tre anni prima. Probabilmente, il suo cervello è ancora in un magazzino dell’Università di Parma.

Dagli anni Ottanta del XIX secolo, chi muore in carcere a Parma finisce immancabilmente nelle mani del dottor Lorenzo Tenchini, che ne disseziona il cranio, ne estrae il cervello, lo pesa, lo misura, cerca anomalie e poi – con vari procedimenti – cerca di conservarlo, spesso immergendolo nel gesso.

Il defunto T.C., in carcere è stato spesso punito e costretto alla camera di segregazione, finché non si è gravemente ammalato di tubercolosi. In cella è riuscito ad imparare a scrivere (cosa che sorprende notevolmente il dottor Tenchini) e due mesi prima di morire scrive al direttore dicendosi pentito ed implorando compassione.

Questi fatti a Tenchini interessano relativamente. Quel che cerca è scoprire come è fatto il cervello di un delinquente, convinto che non possa avere la stessa forma, lo stesso peso, la stessa conformazione di quello di una persona dabbene. Discepolo del famoso frenologo Cesare Lombroso, è persuaso che dall’aspetto di un uomo o di una donna si possa comprenderne la personalità e la pericolosità. “Mi sembra abbastanza facile riconoscere certi caratteri di inferiorità di sviluppo”, scrive il dottore.

Così, passa anni e anni a ispezionare i cervelli dei criminali. I direttori del penitenziario di Parma Giuseppe Rosa e poi Giulio Scaramuzza permettono a Tenchini di appropriarsi delle salme di tutti i detenuti e farne quel che vuole. Le dissezioni sono fatte direttamente nello stabilimento carcerario, con l’aiuto dei due medici che quei detenuti avrebbero dovuto curare. Anche il manicomio di Colorno ogni tanto gli regala una testa.

Cataloga i risultati in base alle peculiarità che crede di scoprire, ma anche secondo il crimine per cui i suoi oggetti di studio sono stati condannati. Ci sono gli assassini, i ladri, i truffatori, i pazzi che non hanno mai commesso crimini. I risultati del lavoro sono pubblicati in vari testi che intitola quasi sempre: “Cervelli di delinquenti”.

Ad un certo punto, Tenchini inizia a collezionare anche i volti dei detenuti morti a Parma, staccandone pelle e muscoli facciali, poggiati poi su un supporto di gesso e ricoperti di cera, con capelli, barba e baffi originali incollati sopra. Il primo nucleo della raccolta viene esposto per la prima volta a Roma nel 1885. Il Governo gli assegna allora un premio di incoraggiamento perché prosegua la ricerca.

A Parma, Tenchini ricoprire la cattedra di Anatomia dal 1881 e diventa pure preside di Medicina. Proprio qui fonda il suo Museo di antropologia criminale.

È così che l’Università di Parma si è ritrovata erede dei resti umani del soldato disertore S.D., del bovaro U.G. che derubò i suoi padroni, del fornaio C.S. che falsificò dei documenti, dello scrivano ladro S.G., del contadino C.G. che testimoniò il falso, del negoziante P.F. che tentò di farsi corrompere, del bracciante omicida C.C, del fruttivendolo G.G. che accusò un altro di un ruberia da lui commessa, di C.F. ricevitore del lotto che ha stuprato una donna, del cuoco e ricettatore R.G., dell’industriale C.L. che uccise la moglie, del commerciante C.N. spacciatore di banconote false, del contadino M.M. che chiedeva la carità là dove era stato vietato farlo, del calzolaio R.S che si è ribellato alla forza pubblica, e di centinaia di altre persone ridotte a cavie per esperimenti su idee prive di fondamento.

Diverse delle maschere dei detenuti morti in San Francesco a fine Ottocento si conservano ancora; alcune sono esposte nel Museo di Biomedicina dell’Università di Parma, altre nel Museo di Antropologia criminale di Torino. Nel museo di Parma ci sono anche 400 teschi umani, tutti collezionati da Tenchini. La raccolta dei cervelli mummificati col gesso, invece, non è visibile al pubblico.

Lorenzo Tenchini
Lorenzo Tenchini
Volto di "ladro" mummificato da Tenchini (Museo di Biomedicina dell’Università di Parma)
Volto di “ladro” mummificato da Tenchini (Museo di Biomedicina dell’Università di Parma)
Volto di "omicida" mummificato da Tenchini (Museo di Biomedicina dell’Università di Parma)
Volto di “omicida” mummificato da Tenchini (Museo di Biomedicina dell’Università di Parma)
Tessuti umani del capo trattati da Tenchini (Museo di Biomedicina dell’Università di Parma)
Tessuti umani del capo trattati da Tenchini (Museo di Biomedicina dell’Università di Parma)
Cervello fossilizzato da Tenchini (Museo di Biomedicina dell’Università di Parma)
Cervello fossilizzato da Tenchini (Museo di Biomedicina dell’Università di Parma)
Cranio "di pazzo" studiato da Tenchini (Museo di Biomedicina dell’Università di Parma)
Cranio “di pazzo” studiato da Tenchini (Museo di Biomedicina dell’Università di Parma)

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