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10.9.1981. Un teleriscaldamento troppo avveneristico

10 settembre 1981 – In Consiglio comunale viene presentato il progetto per una rete di teleriscaldamento in città. Altri centri stanno già sviluppando questa nuova tecnologia, a Reggio ad esempio, o a Modena, a Mantova, anche a Milano. Parma non vorrebbe restare indietro. Così il piano del sindaco Lauro Grossi e del presidente di Amps Giorgio Buia viene accolto. Bastano poche settimane, e il 25 settembre 1981 già è approvata la delibera che assegna proprio ad Amps il compito di progettare nel dettaglio e costruire sul terreno il teleriscaldamento.

Amps è la società che nel 1981 porta acqua, luce e gas a tutte le case di Parma, un’azienda pubblica, 100% del Comune. Nel teleriscaldamento vede un’opportunità per migliorare i propri bilanci, ma anche per affrontare un problema di cui si parla da poco: l’inquinamento dell’aria, questione che con il passare degli anni diventerà la più grossa del pianeta.

Il piano illustrato in municipio in questo 10 settembre è chiaro. In via Sant’Eurosia si dovrà erigere una centrale termica a gas metano della potenza di 15 megawatt. Qui sarà scaldata l’acqua da immettere in tubature coibentate estese per 6 chilometri, abbastanza per riscaldare la gran parte delle case dei quartieri Montebello sud e Sidoli. Queste case non avranno allora più bisogno di boiler, caldaie o caminetti; si elimineranno alcune centinaia di comignoli, fra le maggiori fonti di smog.

Una proposta simile era già stata avanzata qualche anno prima, nel 1975, quando si era acceso l’inceneritore al Cornocchio. Già allora qualcuno aveva proposto di recuperare il calore prodotto dalla combustione dei rifiuti, magari portandolo nelle case, ma era parso discorso troppo costoso e non era stato ascoltato.

Va dunque meglio per il progetto del 1981? Ahinoi no, perché nonostante l’entusiasmo iniziale, il piano resta sulla carta, per motivi economici, pratici, soprattutto perché in tanti non sono convinti che la cosa possa prendere piede.

Parma, che nel 1981 vorrebbe essere all’avanguardia in campo ambientale, di fatto dovrà attendere quasi altri due decenni per avere le prime abitazioni teleriscaldate. Solamente nel 1999, infatti, sarà costruita davvero una prima piccola rete per il riscaldamento a distanza, limitata a un nuovo quartiere accanto a via Traversetolo chiamato Parco Farnese, vicino alla nuova sede di Amps.

Ampliata al volgere del secolo alla zona di viale Fratti, via Mantova ed ex Eridania, la rete si amplierà sempre più negli anni seguenti, raggiungendo nel 2010 il 30% dell’area urbana. Nel 2024, circa 60.000 abitanti di Parma utilizzano il teleriscaldamento, che per il 70% è prodotto col calore dell’inceneritore di Ugozzolo, entrato in funzione nel 2013.

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Succede il primo di settembre:

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