10.3.1106. Andrea irriducibile moralizzatore del clero
10 marzo 1106 – Muore Andrea da Parma, ardente oppositore della simonia e del nicolaismo. Uno, cioè, che pretendeva dai preti una condotta di vita esemplare e staccata da ogni interesse materiale.
Anche Andrea è un prete, coinvolto nella sanguinosa lotta fra ecclesiastici di Milano che segna tutta la seconda metà dell’XI secolo. Non si sa come Andrea da Parma arrivi a Milano, ma è chiara la parte con cui si schiera: con i patarini.
Dunque: i simoniaci sono preti che usano i soldi per scambiare posizioni di potere, corrompendo chi deve assegnare le cariche ecclesiastiche e pretendendo denaro in cambio di incarichi. I nicolaiti sono preti sposati. I patarini sono quelli che vogliono solo preti celibi e si oppongono alla simonia, anzi, vorrebbero una Chiesa povera, solo spirituale.
A Milano, le due parti si affrontano in ripetuti scontri armati. Nell’estate 1066, Arialdo, uno dei leader dei patarini, che il nostro Andrea conosce benissimo, viene catturato, torturato e ucciso. Ma dieci mesi dopo, il suo corpo miracolosamente ricompare sul lago Maggiore. E chi è che vede la salma galleggiare sull’acqua e la recupera e ne fa una reliquia? Proprio Andrea da Parma.
Dopo questo misterioso evento, Andrea lascia Milano. Non torna a casa, ma valica l’Appennino e si unisce all’ordine dei Vallombrosani, fondato pochi anni prima da Giovanni Gualberto, un altro fiero oppositore di simoniaci e nicolaiti. A portare Andrea nella foresta di Vallombrosa è il suo amico Rodolfo, compagno nella lotta milanese, poi successore di Gualberto.
Andrea a Vallombrosa trova finalmente il suo mondo. Continua a battersi contro un clero troppo materialista, ma senza violenza, solo con la preghiera, con la scrittura e quando se ne ha occasione con la diplomazia, come è nello stile vallombrosano.
Cosa fa Andrea a Vallombrosa? Scrive. Prima la vita del martire Arialdo, poi del santo Giovanni Gualberto. E diventa anche abate, del monastero di Strumi, a metà strada fra Firenze e San Marino. Pure interviene come paciere nelle annose liti fra Firenze ed Arezzo.
Dopo la morte, Andrea viene beatificato, riconoscimento per una vita pia, frugale senza cedimenti e soprattutto coerente nelle idee.
Vallombrosa restituisce subito a Parma il favore di aver avuto un uomo della statura di Andrea. Proprio nello stesso anno in cui Andrea muore, diventa vescovo di Parma san Bernardo degli Uberti, vallombrosiano, anche fondatore della badia di Santa Basilide di Lesignano.
Ma qual è l’origine dell’afflato spirituale che segna il secolo di Andrea da Parma? Occorre risalire ai primi anni del X secolo, quando a Cluny l’abate Bernone e poi il suo successore Oddone sostennero il ritorno ad una stretta applicazione della regola di san Benedetto e diedero rinnovata importanza ai sacramenti. Nel corso del secolo, la riforma uscì dai monasteri e coinvolse larghe aree del clero, che si sentì in dovere di abbandonare quelle abitudini che toglievano purezza al suo ruolo e ai riti.