10.2.1986. Il giallo di Carlo Mazza e Katharina Miroslawa
10 febbraio 1986 – L’omicidio di Carnevale: l’imprenditore Carlo Mazza viene ucciso con due colpi di pistola in via Turchi. Il figlio lo ritrova al mattino all’interno della sua auto.
Al principio, nessuno nota i fori dei proiettili, pare solo un malore. Ma di Mazza defunto parla comunque tutta la città, perché è un uomo noto: industriale che ha ereditato una fonderia, passa la vita spassandosela, fra vacanze, ristoranti e donne, attivo più la notte che di giorno.
Poi, con l’autopsia, si scopre che è stato un omicidio. Il lutto diventa mistero, un giallo che riempirà le cronache della città per anni.
Chi ha ucciso Carlo Mazza? Gli inquirenti seguono diverse piste. Sono interrogati l’amico con cui ha trascorso l’ultima sera prima di morire, in locali a Formigine e a Bologna. Poi l’ex moglie, che ha un alibi inattaccabile e nessun interesse ad uccidere Mazza.
Occorre seguire la pista dei soldi. Chi guadagna dalla morte dell’imprenditore?
Mazza ha sottoscritto ben quattro polizze sulla vita. Due sono a vantaggio della madre e del figlio. Le altre di due di amanti, una del passato e una del presente. La prima amante, di Bergamo, è legata al criminale Francis Turatello, colpevole di rapimenti, estorsioni ed usura. La seconda è polacca, con passaporto tedesco e vive e Parma. Si chiama Katharina Miroslawa.
Gli investigatori si concentrano proprio su di lei, Katharina, 23 anni (Mazza ne ha 51), ballerina di night, un figlio di cinque anni in Germania. Accusano non lei, ma il marito Witold Kielbasinski, che sarebbe venuto dalla Germania per riprendersi la moglie e diventare ricco.
Il processo inizia l’11 maggio 1987 e – colpo di scena – il pm non solo ritiene colpevole Witold, ma anche Katharina.
Negano entrambi, Lei dice di amare Mazza. Che la notte dell’omicidio, il 10 febbraio, si trovava ad Amburgo. Sono assolti per insufficienza di prove.
Ma le indagini proseguono, ad opera della compagnia di assicurazione che non vuole versare il miliardo. Emerge un elemento nuovo: il 7 febbraio, Witold ha affittato un’auto e ha percorso in pochi giorni la distanza fra Monaco-Parma-Monaco.
Inizia un secondo processo che ribaltata la sentenza. Il 25 maggio 1991: la corte di appello giudica Witold Kielbasinski esecutore dell’omicidio di Carlo Mazza su istigazione di Katharina Miroslawa, con la complicità del fratello di lei Zbigniew Drozdzik.
Non è finita. La Cassazione chiede di rifare il processo. Nel 1992, i tre sono di nuovo condannati. Allora Katharina scappa all’estero. Sarà arrestata solo il 3 febbraio 2000 a Vienna. Trascorrerà 12 anni in carcere, dei 21 e mezzo stabiliti nella sentenza.
Witold, invece, la sua condanna l’ha già scontata. E il 3 maggio 2007, in televisione ammette per la prima volta l’omicidio. E dice di aver fatto tutto da solo. Per gelosia. Katharina non c’entra nulla, afferma. Ancora una volta, però, non è creduto, e la donna deve restare in prigione. Uscirà il 26 giugno 2013 non perché riconosciuta innocente, ma per indulto e buona condotta.
Davanti ai giudici, Katharina si è sempre dichiarata non colpevole. Una volta tornata libera, va a vivere in Polonia, continuando a professarsi innocente e perseguitata.
A Parma è tornata per un’ultima volta nel 2019. Ha portato fiori alla tomba di Carlo Mazza, dichiarando di essere ancora innamorata di lui.