Cultura & Società,  Età contemporanea

10.11.1928. La prima donna nell’Albo degli avvocati

10 novembre 1928 – Nel Palazzo centrale dell’Università di Parma, discute la propria tesi e si laurea in Legge a pieni voti e con lode la signoria Adele Lina Giandebiaggi, la prima donna iscritta all’Albo degli avvocati di Parma.

Nel 1928 le “avvocatesse” sono rare come i diamanti. L’apripista era stata Lidia Poët, abilitata all’attività forense già nel lontano 1883, ma seguire le sue orme resterà impresa per poche ancora a lungo. Solo nella seconda metà del Novecento le donne in toga diverranno cosa normale, tanto che a circa cent’anni dalla laurea di Lina, si contano 113.000 avvocati donne, poco meno dei 126.000 avvocati uomini.

La Giandebiaggi studia al Romagnosi e poi si iscrive a Giurisprudenza. Si diletta nel teatro e collabora con la Gazzetta di Parma. Si laurea con un lavoro sull’azione penale. Per trovare uno studio disposto a prenderla come praticante, deve traslocare a Milano; è il giurista Aurelio Candian, pure lui parmigiano, ad aprirle la porta sull’avvocatura.

Tornata a Parma, rientra all’Università come assistente e poi come insegnante. E finalmente, il 2 ottobre 1936, Lina Giandebiaggi può iscriversi all’albo. Apre uno studio in borgo del Parmigianino.

Ma trovare spazio a Parma è sempre meno facile di quel che potrebbe pensare. Così l’avvocatessa si sposta a Roma, dove già era andata a vivere la sorella. Là nella capitale si fidanza e si sposa, il 30 dicembre 1939, naturalmente con un altro avvocato.

Nel giro di poco dà alla luce tre figli e decide di mettere da parte l’attività forense. Probabilmente l’intenzione è di riprenderla quando la prole raggiungerà l’autonomia, ma il destino non la favorisce. Lina muore di malattia nel 1950, a 48 anni di età.

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Succede il 10 di novembre:

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