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10.10.1928. Giovanni catturato dai beduini

10 ottobre 1928 – Duecento beduini armati circondano una carovana di 118 cammelli catturandola. Fra i prigionieri fatti dagli arabi c’è anche il medico parmigiano Giovanni Brezzi, inviato dall’esercito a curare la gente di Mohammed Aabed, senusso di Cufra.

La senussia è una confraternita composta da musulmani sufi, che nei decenni a cavallo fra Otto e Novecento cercano di resistere al colonialismo francese, inglese e pure italiano. In questo 1928 la situazione pare calma. Il governo italiano, che considera la Libia una propria colonia, vorrebbe conquistare la fiducia dei senussi, che controllano l’immensa area del deserto libico. Anche la pacifica missione del dottor Brezzi rientra in questa politica di amicizia. Ma le cose non vanno come previste.

Giovanni Brezzi è un parmigiano di adozione; è arrivato a Parma nel 1909, a 15 anni di età, quando il padre magistrato è stato assegnato al locale Tribunale. Qui si laureerà poi in Medicina, con specializzazione in malattie tropicali. L’uomo perfetto per la missione nel Sahara.

La spedizione parte da Bengasi il 23 settembre 1928 e in quattro giorni raggiunge con i camion l’oasi di Gialo. I sanitari italiani sono quattro. Da qui si prosegue solo con i cammelli. Il 1° ottobre 42 persone iniziano il cammino fra le dune di sabbia. Assieme a Brezzi e ai suoi assistenti, ci sono due figli del senusso con il loro seguito e una ventina di mercanti anche loro diretti a Cufra.

Il viaggio si annuncia lungo e difficile, ma presto si scopre che sarà molto peggio. Dopo dieci giorni di lento avanzare nel caldo privo di ombre, ecco i beduini armati, che prendono tutti come prigionieri.

Cosa è successo? A Cufra c’è stata una rivolta. Alcuni notabili locali non hanno apprezzato la richiesta di aiuto fatta da Mohammed Aabed agli italiani e credono che sia il preludio alla sottomissione ai colonialisti. Così lo hanno spodestato e hanno mandato i guerrieri ad arrestare gli italiani prima che giungano all’oasi. Sono convinti che sulle some dei cammelli ci siano oggetti preziosi e denaro con cui comprare il tradimento di Mohammed Aabed.

Giovanni Brezzi arriva comunque a Cufra, ma in un modo che certo non si attendeva: legato e minacciato. Venuto per portare aiuto a persone malate, si ritrova prigioniero, accusato di voler prendere il controllo dell’oasi come agente straniero. Il nostro viene sommariamente processato e condannato a morte. In ginocchio in uno spiazzo assolato, vede alzarsi una scimitarra pronta a tagliargli la testa. Ma è una messinscena per spaventarlo. Il medico resta incatenato, ma vivo.

I beduini cercano invano i preziosi nel carico della carovana. Delusi del non aver trovato nulla, pensano al modo migliore per far fruttare i prigionieri. Passano diverse settimane prima che le autorità italiane, sulla costa, ricevano una richiesta di riscatto: quattro milioni di lire per restituirli. La cifra è enorme; non se ne parla nemmeno. Allora Brezzi viene condotto ad un mercato di schiavi e messo all’asta. Nessuno offre più di 25.000 lire; troppo poco, non viene venduto. I carcerieri mandano un altro messaggio agli italiani, per un riscatto molto più contenuto: vogliono 200.000 lire per tutti e quattro i sanitari; affare fatto.

Ancor oggi l’oasi di Cufra è luogo di detenzione, di ricatti e di vendita di esseri umani. Qui arrivano o vengono portati tanti migranti che dal centro dell’Africa partono con la speranza di giungere in Europa. Per chi si ferma a Cufra, quel sogno diventa un incubo, simile a quello vissuto dal dottore parmigiano in questo 1928.

Ma il finale per Brezzi è lieto. Prima di lasciare Cufra, i senussi offrono ai loro prigionieri un grande banchetto, segno che ora sono amici. Poi li rimettono sui cammelli per condurli in Egitto, a Siwa, un viaggio che dura dal 2 al 16 marzo 1929. Là potranno imbarcarsi per ritornare in Italia.

Brezzi tornerà in Africa nel 1936 al seguito dell’esercito che occupa l’Etiopia e proseguirà la carriera di ufficiale medico per tutta la vita.

Lui stesso racconta la sua disavventura in un libro edito nel 1930: Cento giorni di prigionia nell’Oasi di Cufra.

Giovanni Brezzi in Egitto al termine dei 200 giorni di prigionia a Cufra,
da Cento giorni di prigionia nell'oasi di Cufra, Mondadori, 1930
Giovanni Brezzi in Egitto al termine dei 200 giorni di prigionia a Cufra,
da Cento giorni di prigionia nell’oasi di Cufra, Mondadori, 1930
Il capitano Giovanni Brezzi,
da Cento giorni di prigionia nell'oasi di Cufra, Mondadori, 1930
Il capitano Giovanni Brezzi,
da Cento giorni di prigionia nell’oasi di Cufra, Mondadori, 1930
L'itinerario dello sfortunato viaggio di Giovanni Brezzi,
da Cento giorni di prigionia nell'oasi di Cufra, Mondadori, 1930
L’itinerario dello sfortunato viaggio di Giovanni Brezzi,
da Cento giorni di prigionia nell’oasi di Cufra, Mondadori, 1930

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Succede il 10 di ottobre:

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