1.6.1804. Storia della lingua che zampilla a comando
1 giugno 1804 – Alla Società medico-chirurgica di Parma, il professor Pietro Rubini racconta ai suoi colleghi di un caso davvero singolare osservato in una sua paziente: “Storia di due Zampilli di saliva, che scaturivano al di sotto della lingua”.
Questa paziente è “una femmina di venticinque anni nubile, abitatrice delle nostre più elevate montagne”. Ha avuto un incidente e da allora la sua bocca spruzza acqua ogni volta che solleva la lingua!
Qualche tempo prima, questa ragazza era stata sorpresa da un improvviso rovescio in cima ad una collina: un gran vento aveva preso a soffiare mentre lei attendeva che i panni lavati asciugassero sul prato; allora li aveva raccolti in fretta e furia e aveva corso a perdifiato fino casa, sotto una pioggia battente. Ma il peso delle coperte inzuppate, l’ansia, la fatica l’avevano sconvolta e spossata e da allora non era più lei. Era molto dimagrita, era diventata apatica, e dalla sua lingua avevano preso a zampillare due getti d’acqua.
A Rubini, parmigiano classe 1760, vengono portati tutti i casi medici più strani. Laureato nel 1782, fu finanziato dal governo ducale perché approfondisse la conoscenza della medicina soggiornando in università in Italia, Francia e Scozia per quattro anni. Tornato nella sua città, viene riconosciuto da tutti come il più brillante e sapiente dei dottori. Insegna Cinica medica e cura un gran numero di pazienti, che per lui sono anche sempre occasione di studiare quella cosa ancora misteriosa che è il corpo umano.
Questa ragazza di 25 anni è una delle situazioni più singolari osservate da Rubini nel corso dell’intera vita (breve, muore a 58 anni). Ogni volta che solleva la bocca, la saliva subito escono “due bellissimi getti, dell’altezza circa d’un piede” di acqua limpida. Può ripetere lo spettacolo tre-quattro volte di seguito, poi il liquido finisce. Ma basta poco per ricominciare.
Nel XXI secolo, gli zampilli dal pavimento boccale sono associati alla sindrome di Sjogren, malattia autoimmune individuata ne 1933 dallo svedese Henrik Sjögrenc.
Nel 1804, Rubini manca di troppe conoscenze per capirlo. Conosce bene l’anatomia del cavo orale: la saliva esce dai dotti di Wharton, collegati alle “glandule” salivari. Per Rubini, queste e i muscoli che vi stanno vicino, sono stati “turbati” dallo spavento vissuto dalla paziente, tanto da aver modificato l’azione delle “forze vitali” propria della “fibra vivente”. Ok, ma come si sarebbe modificata questa “forza vitale”? Nessuno lo sa, tanto che il funzionamento delle ghiandole stesse, al tempo di Rubini, viene detto dai fisiologi “contrattilità oscura”.
Il caso di questa ragazza riesce interessante proprio perché riguarda questioni ancora oscure alle medicina del tempo. Approfondendo la questione, Rubini spera di capire qualcosa di più su “molti fenomeni importantissimi de’ visceri interni, che restano oscuri”.
Ma da bravo medico, Rubini si premura anzitutto di guarire la paziente. Una buona cura ricostituente le restituisce la salute, gli zampilli cessano e addio ricerche cliniche.