
1.4.1944. La spia in convento
1 aprile 1944 – In gran segreto, si incontrano a Parma padre Paolino Beltrame Quattrocchi, benedettino, ed il capitano Emilio Elia della Marina. Nasce qui la più estesa ed efficente rete di spionaggio in Italia nel periodo dell’occupazione nazista, la Operazione Nemo.
Padre Paolino, sant’uomo molto conosciuto a Parma, dove sarà attivo per buona parte della vita, è un colto, intelligente e coraggioso monaco di San Giovanni evangelista, figlio di di una coppia che più avanti sarà proclamata beata. È molto legato al cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano, pure lui benedettino, attivissimo nell’ostacolare le leggi razziali e tessitore di contatti fra parte in lotta nel tentativo di moderarne le azioni.
Fra 1941 e 1943, padre Paolino ha svolto il servizio militare al confine fra Italia e Jugoslavia ed ha visto con i suoi occhi gli abomini perpretrati da alcuni suoi connazionali ai danni di ebrei e serbi. Ha allora sfrutta ogni conoscenza per salvare quanti più perseguitati possibile procurando loro documenti falsi e vie di fuga in Italia.
Ora che è tornato a casa, è stato individuato come la persona giusta per costruire nel nord del Paese una rete di spie da infiltrare sia fra repubblichini e tedeschi, sia nella Resistenza.
Emilio Elia è infatti uno 007 di quella parte di esercito rimasta fedele al re, che vuole tenere le fila delle varie forze in cui è implosa l’Italia dopo l’armistizio.
L’Operazione Nemo mira a favorire la conquista angloamericana della penisola, a proteggere impianti industriali e bacini idroelettrici e a scoprire ed eliminare rete spionistiche nemiche. L’uomo chiave dell’operazione diventa subito padre Paolino, che in qualche modo riesce ad arrivare ovunque, a conoscere tutto, a suggerire quali uomini mettere in posizione chiave, a produrre documenti falsi, a raccogliere e diffondere informazioni.
Aderisce pienamente all’iniziativa del SIM (il Servizio militare di informazioni) perché ha visto di persona quanto male possono fare quei fanatici dell’Asse: la guerra deve finire con la vittoria della democrazia.
Parma, Trieste e Milano sono i poli dell’iniziativa. Amici negli enti pubblici fanno comparire e scomparire carte importanti. Come cappellano, padre Paolino incontra personalmente i partigiani in carcere. Favorisce la clandestinità di famiglie ebraiche e quando la guerra finirà mitigherà l’azione dei processi a fascisti e collaborazionisti. Arriva ai massimi livelli, per far dialogare Alleati, tedeschi, Regno d’Italia e brigate partigiane. Umberto II riconosce la bontà dell’opera dele benedettino con una medaglia d’argento.
Tutto questo non passa inosservato. Nel marzo 1945, in pochi giorni i tedeschi arrestano molti uomini coinvolti nell’Operazione Nemo, diversi subito uccisi; ma serve a poco: la liberazione è lì lì per compiersi. Padre Paolino non è fra gli arrestati, al momento della retata si trova infatti a Roma.
Finita la guerra, il benedettino sveste i panni da spia, pronto per altre imprese.

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Succede il 1º di aprile:

