1.12.1698. Addio, Madonna dal collo lungo
1 dicembre 1698 – Ferdinando de Medici, granduca di Toscana, scrive all’omologo di Parma Francesco Farnese esprimendo la sua soddisfazione per l’arrivo a Firenze della Madonna dal collo lungo del Parmigianino. L’ha comprata dai monaci Serviti, che nella necessità di denaro corrente, gli hanno ceduto il quadro a prezzo stracciato, solo 200 doppie, quando inizialmente ne chiedevano 300. Ferdinando è entusiasta, il dipinto gli piace moltissimo, è il massimo in fatto d’arte: “disegnata come da Raffaello, finita con l’anima, ma senza stento, e colorita a meraviglia”, scrive il granduca.
Parma ha perso un capolavoro, che resta ancor oggi a Firenze, esposto nella Galleria degli Uffizi.
La partenza del quadro dal Ducato non è stata però affatto facile. I Medici, per avere il capolavoro del Parmigianino, hanno dovuto attendere 24 anni.
I Serviti di Parma, a metà Seicento progettano di ricostruire il loro monastero (oggi ospedale Don Gnocchi). Per pagare le spese del cantiere, sono disposti a cedere tutte le opere artistiche nella loro chiesa.
Nel maggio 1674, il cardinale Leopoldo de’ Medici è il primo a farsi avanti per comprare la Madonna col collo lungo, ma l’affare incontra due ostacoli. Il primo è il conte Valerio Cerati, il secondo il duca Ranuccio II.
I Cerati sono eredi della committente del dipinto, Elena Baiardi Tagliaferri, che nel 1534 aveva ingaggiato il Parmigianino per ornare la cappella di famiglia nella chiesa de Servi. I Cerati sostengono che il dipinto sia loro e non vogliono venderlo.
Ranuccio, più genericamente, non vuole che un’opera di tanto prestigio lasci la sua città. Così, il 24 luglio 1674 pone il veto sull’esportazione della tela e la vendita rimane congelata.
Ma né i Serviti né i Medici si arrendono. Nel 1694 Ranuccio muore e il figlio Francesco, cui il granduca Ferdinando si rivolge personalmente, sblocca la situazione. Questa volta il quadro parte.
I Cerati continuano ad opporsi, con una causa in tribunale che si trascina fino al 1704. Quando muore anche il conte Valerio, gli eredi accettano un accordo: le duecento doppie andranno metà per risistemare la cappella Cerati e metà per le spese del convento. Con la loro parte di soldi, i Cerati faranno fare una copia della Madonna col collo lungo e poi una statua dell’Immacolata concezione. Ma nessuna delle due potrà mai valere come il capolavoro venduto.